Kenya

Sognavo da tanto un viaggio in Kenya per far vedere a mio figlio questo meraviglioso pezzo di terra, pieno di colori, animali, odori selvatici, sapori intensi e tanto da ammirare, insomma una carica di grandi emozioni.
Quest'estate siamo andati in un bel Resort a Watamu , il Twiga Beach, e abbiamo girato un pò tutti gli intorni, compreso il Safari di 2 giorni, con alzatacce alle 5.00. del mattino, ma vanno fatte, almeno una volta nella vita, soprattutto quando si hanno bambini.
Vedere la luce nei loro occhi ti ripaga di tutte le fatiche.
Sono esperienze che non si dimenticano mai.
La stagione non era particolarmente bella ( ultima settimana di luglio) .
Il vento non è amico di donne con capelli lunghi! 
Nonostante questi piccoli imprevisti eravamo fortunati con uno staff eccezionale, sotto la perfetta organizzazione di Andrea, grande e professionale capovillaggio, amante di aforismi come me,  Sabrina, bravissima e solare PR, Mr.Spadaccino Alfredo, telecronista dei Beach Boys, Alessandro, che ci faceva morire da ridere e sognare, quando cantava insieme al mitico chitarrista Rosario, Elena, la fatina del Resort, aiuto importante per qualsiasi domanda e Stefano, ammirato fotomodello sul palco, tutti loro hanno fatto i salti mortali per regalarci un'animazione veramente speciale, tutti giorni ! Bravissimi ragazzi, e ancora complimenti !

I kenioti che pulivano le camere lasciavano meravigliose decorazioni floreali appoggiati sul letto, fatti con immenso lavoro. 
Non c'erano zanzare, ma minuscoli insetti che erano talmente piccoli che quasi non si vedevano. Ma bisogna pure pensare che fa parte del gioco, figuriamoci cosa trovava Indiana Jones nella foresta tropicale!
Le piogge pomeridiane, anche fortissime, hanno costretto tutti gli ospiti del Resort a chiedere gli ombrelli alla reception. Ma quando c’era il sole era da ustione.
Il gioco delle maree era affascinante, … prima si vedono lunghe spiagge dove si poteva camminare in mezzo ad alghe, conchiglie e piccoli granchi , ... all'improvviso arrivano le onde,
il mare si alza con il vento, e guai a chi non si sbrigava a tornare in tempo alla riva.










Partiamo all’alba per il Kudu Safari Tour, organizzato alla perfezione dal brillante e simpatico Donald Maitha, sempre allegro e sorridente, ed eravamo accompagnati da Kassim, guida keniota gentile , paziente e molto preparato.
Il cielo in Africa sembra così vicino che lo puoi toccare, che strana sensazione.
Abbiamo girato 11 ore nel Jeep aperto, su strade polverose di terra rossa, sentieri con buche e salite ripide con sassi enormi, attraversando il parco nazionale Tsavo (lo Tsavo National Park è il più grande parco naturale del Kenya e prende il suo nome dal fiume Tsavo che lo attraversa. Generalmente per il safari viene scelta la parte est perché grazie al suo territorio costituito da grandi aree di savana è sicuramente più facile l’avvistamento degli animali.)
Mio figlio e tutti noi eravamo emozionati alla vista delle zebre, antilopi, facocèri, ippopotami, coccodrilli, gnu, elefanti e giraffe, ghepardi e leonesse.
La sera al nostro rientro eravamo coperti di polvere rossa, pure nelle mutande!
Diciamo che tutto il safari richiede una certa forza fisica, spirito d'avventura e di adattamento.
Il Kudu Camp è disposto sull’ansa del fiume Galana, all’interno della riserva, e regala un paesaggio mozzafiato. Il pernottamento nelle tende è andato benissimo.
Mi chiedevo come fanno ad arredare in modo così carino una tenda con 3 letti, tappeti, tavoli, specchi, e tutto il necessario, in mezzo al totale deserto ???
Le sedici tende erano di materiale plastificato, durissimo e resistente, super attrezzate di chiusura lampo per non far entrare insetti, scimmie o altri animali.
C'era pure doccia con acqua calda e WC, ... e carta igienica!
I pranzi e le cene erano sempre molto curati, tavoli apparecchiati come per un ricevimento.
Ci offrivano buone minestre con verdure e fagioli, carne alla brace, pesce al cartoccio, frutta di tutti generi, più saporita e più dolce che da noi.
Mentre alloggiavamo al Kudu Camp osservavo i kenioti con quale rapidità stavano finendo un tetto di Makuti. (paglia) Erano seduti sul tetto a lavorare tutto a mano, senza trapani, martelli o chiodi, come facciamo noi viziati. La mattina iniziavano, tra canti e risate, la sera era pronto. Avevano tutta la mia ammirazione.
Il Makuti è un tetto della tradizione swahili, che gli abitanti del luogo hanno sempre adoperato per coprire le loro case. Un tetto di materia prima poverissima per case piccole, povere, ma dignitose.
La cosa che più mi rimarrà nel cuore è sentire il coro dei bambini piccoli, che appena vedevano arrivare una Jeep, correvano all'impazzata sul bordo della strada a salutarci gridando “Ciao” oppure “Jambo”, con duemila o ....e con una tonalità così alta, che faceva intuire la loro gioia.
Ogni volta avevamo un sacco pieno di caramelle e per loro era una festa.
Terribile vedere la povertà, i loro occhi, e in che condizioni vivono questi piccoli e grandi eroi.











Il giorno dopo siamo andati a vedere le rovine di Gede, città araba che risale al XIII secolo, abbandonata senza un apparente motivo, viene considerata da tutti la città fantasma. 
Tutto è immerso in una bellissima foresta di baobab, sequoie e alberi di chinino.
(in Africa si curano 40 malattie con le foglie del chinino)
Mi piaceva la storia del grande Sultano che aveva quattro mogli e tante concubine, ma solo le quattro mogli avevano la fortuna di essere seppellite vicino al loro marito. 
Bella consolazione!




                       





Un altro giorno abbiamo girato il vecchio paese di Malindi, con le tante bancarelle che emanavano profumo di spezie, altri vendevano pesci essiccati, e altri prodotti tipici del posto.
Malindi è un continuo movimento di persone, motorini, che sono i loro taxi, e  matatu ( mezzi di trasporto locali, affollati di kenioti), bambini che vanno e che tornano da scuola con le divise di tanti colori differenti, donne keniote che portano cesti di legna o di carbone in testa, vestite di meravigliosi Kanga, e camminano con una grazia ed eleganza inspiegabile... altra  gente che gira in bicicletta. I Kanga sono i loro parei di cotone, fatti con colori allegri e motivi floreali e su ognuno è scritto un proverbio diverso.
Sono molto più belli di quelli che si comprano nei negozi di souvenir.
Un pomeriggio abbiamo dedicato alla visita dell'orfanotrofio di Malindi.
Una struttura pulita e gestita benissimo, con tanti letti a castello, ordine e disciplina, in un grande parco. Quanta felicità per soltanto poche caramelle!
Quegli abbracci e le tante manine che mi toccavano, le canzoncine che cantavano per noi, saranno un ricordo incancellabile. Avvertivo una strana sensazione mista di gioia e tristezza.
So bene di quanto amore hanno bisogno questi angioletti innocenti e quanti aiuti servono. Chiunque voglia fare della beneficenza deve sapere che questi luoghi sono in prima linea d'importanza!
Anche mio figlio teneva in braccio alcuni dei più piccoli, era commosso, e la sera mi diceva:
"Mamma, oggi era il giorno più bello della mia vita."








Una bella tappa nel paese è la fabbrica di legno, dove vengono realizzate delle vere opere d'arte, tagliate con coltellini e attrezzi speciali .




Altra visita molto suggestiva è il Canyon di Marafa, una specie di Grand Canyon in miniatura, una gola profonda di rocce rosse, ideale per fare foto. Questo posto è anche denominato la cucina del diavolo, prende il suo nome da un'antica leggenda che narra, che una famiglia molto ricca, che possedeva molte mucche, sprofondava in quella gola, dove il calore del sole porta temperature altissime e sembra che le rocce prendano fuoco. Eh povera famiglia, 
chissà perchè dovevano sprofondare ? Solo perchè avevano tante mucche??? Mistero.











Ultima gita della nostra vacanza era Che Shale, conosciuta anche come la famosa spiaggia dorata, a 25 km da Malindi , strada sterrata, in cui si attraversano vari piccoli villaggi.
La spiaggia è un enorme mezzaluna lunga parecchi km, e la presenza di pirite fa brillare la sabbia sotto la luce del sole. Quando siamo andati noi non c'era la luce e infatti non brillava niente, che peccato!
Qui, in mezzo a una foresta di palme, Eddie Aniere (nato a Malindi, di genitori americani)
e la bella moglie Salma, hanno aperto un fantastico ristorante, il “Barefoot Beach Camp”,
tradotto: campo spiaggia scalzo, perché non esiste pavimento, solo sabbia e si va a piedi nudi. Il pranzo era da 1001 notte. Salma portava trionfi di granchi ed aragoste, scampi, verdure e frutta, come se fosse per un matrimonio, semplicemente fantastico!
Quanto abbiamo mangiato quel giorno! C'era da sentirsi veramente in colpa.
Siamo rimasti colpiti della gentilezza e della grande ospitalità dei padroni di casa.










 Africa è nel cielo, nella terra e nella gente. La gente d’Africa si muove lenta, ma ti smuove il cuore, ti scuote l’animo. Uno scatto fotografico colto qua e là e tante parole non riusciranno mai a raccontare un mondo meraviglioso, una terra lontana e antica che con i suoi spazi sconfinati, i suoi profumi, i suoi colori e ritmi lenti (pole pole) regala momenti indimenticabili, che scolpiti nella memoria lasciano un segno indelebile.  


                                         “Ciò che occhio ha visto, cuore non dimentica”
                                                                                   ( proverbio del Burundi) 


  

Nessun commento:

Posta un commento